giovedì 11 ottobre 2007

Downshifting: attenzione, la carriera può attendere.

Più tempo per se e per la propria vita privata e meno lavoro. Sembra essere questo un fenomeno in ascesa per migliaia di professionisti in tutto il mondo.
La necessità di rallentare il ritmo e scalare la marcia, di vivere con più tempo per se e con meno lavoro anche se questo significa nella maggior parte dei casi dover dare una limata allo stipendio sembra interessare anche l'Italia.


Il fenomeno del downshifting, ovvero scambiare una carriera economicamente soddisfacente ma stressante con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito ma più gratificante dal punto di vista personale, è un fenomeno che esiste già da tempo ma negli ultimi anni sta assumendo dimensioni sempre maggiori.

Il temine downshifting fu usato per la prima volta nel 1994 dal Trend Research Institute di New Nork per indicare il comportamento di persone che pur di avere maggior tempo a disposizione si dichiaravano pronte ad una riduzione, anche consistente, del loro stipendio. Si tratta di un esercito di professionisti e manager di ogni tipo che lavorano nel cuore pulsante delle metropoli e interessati ad invertire la rotta. Per queste persone il valor più importante in assoluto è il tempo.

Ed ecco quindi emergere un nuovo profilo di persone con le quali gli uomini dell’HR dovranno iniziare a confrontarsi.

Ma chi sono queste persone? Come può essere definito questo aspetto in Italia? Dall’analisi delle risposte ai 4.956 intervistati dell’a VI edizione dell’indagine Best100, sulle aziende preferite nelle quali lavorare, il numero delle persone che dichiara di cercare in azienda un compromesso che sia in grado di fargli raggiungere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata è del 29,6 per cento in crescita rispetto al 18,8 per cento dell'anno precedente.

Sono soprattutto uomini, in possesso di laurea, già impiegati, di età maggiore ai 34 anni e residenti principalmente al nord, persone che attribuiscono sempre maggior valore alla qualità della vita e che vedono quindi sotto occhi diversi l’organizzazione del lavoro, consapevoli che la carriera ha perso il suo fascino, delusi dalla modernità e che hanno toccato con mano la grande illusione della tecnologia che sembrava dovesse liberarci dal lavoro e che invece di darci più tempo libero ce lo ha tolto.

Profilo dei downshifter italiani (fonte: Best100, edizione 2007).
Composizione socio-demografica delle persone che attribuiscono maggior importanza ad un equilibrio tra lavoro e vita privata:

Sesso (% downshifter, % campione Best100, Indice di Concentrazione)
Uomo: 64,9% - 60,1% - 108
Donna: 35,1% - 39,9% - 88

Età (% downshifter, % campione Best100, Indice di Concentrazione)
18 – 24 anni: 6,9% - 7,4% - 93
25 – 34 anni: 54,5% - 57,6% - 95
35 – 44 anni: 28,3% - 27,5% - 103
> 44 anni: 10,3% - 7,4% - 139

Titolo di studio (% downshifter, % campione Best100, Indice di Concentrazione)
Diploma: 19,7% - 22,4% - 88
Laurea: 80,3 - 77,6% - 104

Professione (% downshifter, % campione Best100, Indice di Concentrazione)
Studente e neolaureato: 25,8% - 35,1% - 74
Professional: 74,2% - 64,9% - 114

Residenza (% downshifter, % campione Best100, Indice di Concentrazione)
Nord: 59,2% - 54,7% - 108
Centro: 20,1% - 23,5% - 86
Sud e Isole 20,6% - 21,8% - 95

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