mercoledì 27 giugno 2007

Employer Branding: attenzione al Web 2.0.

Il fenomeno del social networking ovvero dei blog e degli spazi internet di partecipazione fa emergere una nuova forma di relazione non solo tra le imprese e i consumatori, ma anche tra queste e i potenziali futuri collaboratori.

Non solo quindi i navigatori influiscono già da oggi sulle scelte d’acquisto e sull’immagine dell’azienda o di un suo prodotto o servizio, ma sempre più influiscono e continueranno ad influire, per quanto attiene alla sfera delle risorse umane, sull’immagine dell’azienda come employer di riferimento.

Secondo gli analisti della Gartner
, nel 2011 saranno 50 milioni le persone che parteciperanno al “mondo virtuale” la cosidetta "second life" parallela e alternativa alla "first life" e non lo faranno necessariamente su Second Life, la comunità virtuale tridimensionale creata da Linden Lab nel 2003 e utilizzata oggi da più di 7 milioni di persone.

Questi dati sottolineano una interessante conseguenza della nuova cultura di partecipazione o di social networking, la più recente evoluzione di Internet conosciuta anche come Web 2.0. Si sta quindi affacciando all’orizzonte una nuova tipologia di navigatori, gli utilizzatori dei blog, che una recente ricerca di Forrester sui blogger europei descrive come giovani, studenti (28%) e di scolarità elevata (47%), assidui utilizzatori di Internet con una grande elasticità mentale, più aperti alle novità e maggiormente adusi all’utilizzo delle tecnologie, che fa del proprio utilizzo di Internet non un momento di assimilazione passiva di informazione ma piuttosto un’esperienza di utilizzo della rete partecipativa e attiva, mediante la quale intessere relazioni sociali, costruirsi il proprio network di relazioni e di conoscenze, esprimere le proprie esperienze e le proprie opinioni, anche per quanto attiene in modo più specifico la reputazione dell’azienda come employer.

Le conseguenze, per quanto riguarda la comunicazione aziendale e le modalità con le quali gli uomini delle risorse umane cercano di intercettare i talenti e di costruire la propria immagine di employer di riferimento sono ancora tutte da scoprire.

Quello che è certo è che questi trend e queste tendenze non possono essere sottovalutati così come non si possono trascurare nelle proprie politiche di employer branding quelle persone che sempre di più utilizzano il proprio spazio virtuale per racconatre in presa diretta le loro storie, anche di vita aziendale, con un impatto facilmente immaginabile sull’immagine delle imprese come employer of choice. Da questo punto di vista un commento negativo su un'azienda, non solo su un prodotto o servizio, ma anche su una esperienza di lavoro, può avere l'effetto di una valanga inarrestabile con danni di immagine estremamente significativi e difficilmente recuperabili.

Ne sa qualcosa la Lidl Italia che grazie proprio al blog e alla Rete ha avuto un danno di immagine irreparabile nei confronti dei potenziali collaboratori dell’azienda.

Per chi non conoscesse la storia suggerisco di leggere come viene descritta l’employer experience da un dipendente sul blog di Beppe Grillo.

Proprio per questo nelle proprie politiche di employer branding le aziende non possono dimenticare il Web 2.0 e più in generale prepararsi agli effetti che il social networking avrà sull'employer value proposition aziendale.

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