E’ ormai noto che periodi di congiunture sfavorevoli (come quello che ha caratterizzato il mercato del lavoro in Italia dalla fine del 2001 a tutto il 2005) si alternano a fasi caratterizzate da grande domanda di specialisti.
I responsabili delle risorse umane sanno che in entrambe quelle fasi, il proprio lavoro è tanto più efficace quanto più il nome della loro azienda è apprezzato dal mondo del lavoro e in particolare tra gli specialisti e i top performer.
Il tema è particolarmente interessante: sappiamo quanto sia difficile assecondare l’esigenza di innovazione, quali problemi pone la necessità di gestire e guidare l’impresa verso il cambiamento e quanto importante sia il ruolo delle risorse umane in tutto questo, per la necessità di trattenere, attrarre e motivare i migliori talenti.
La maggior parte delle aziende oggi ha un obiettivo prioritario da perseguire: aumentare la qualità dell’occupazione.
Questo serve non solo a garantire il raggiungimento degli obiettivi aziendali in termini di sviluppo, crescita e competitività, ma anche in termini di riconoscimento della realtà aziendale come employer di riferimento, con un miglioramento della propria immagine verso il mercato dei potenziali collaboratori dell’organizzazione.
In un’economia come quella attuale, basata sulla conoscenza, l’individuo inteso come risorsa assume un ruolo centrale in azienda e sempre maggiore importanza viene data al cosiddetto capitale intangibile, il capitale intellettuale, che costituisce il vero motore dell’azienda.
I collaboratori dell’azienda richiedono oggi un maggiore livello di coinvolgimento e di partecipazione alla vita dell’impresa e le organizzazioni sono chiamate ad attuare delle politiche di gestione del personale che siano in grado di dare risposte concrete a queste richieste.
Per poter fare questo e impostare con correttezza una politica di gestione delle risorse umane che tenga in giusto conto le richieste e le aspirazioni dei dipendenti è necessario comprendere quali sono le percezioni, le aspettative, le motivazioni e le preoccupazioni di tutte quelle persone che con il loro talento possono fare la differenza in un’azienda.
Si tratta quindi di indagare il vissuto lavorativo dei collaboratori dell’azienda, e come viene percepito il proprio ruolo oggi all’interno dell’azienda, la qualità del posto di lavoro e, soprattutto, come viene percepita l’azienda nel mercato del lavoro e rispetto ai propri competitor.
Il tutto con l’obiettivo di valutare, dal punto di vista dei collaboratori attuali e potenziali, ciò che rende un posto di lavoro migliore dell’altro e su quali elementi può essere costruita un’azione volta a rafforzare la motivazione interna e la percezione dall’esterno dell’azienda come un buon posto in cui lavorare.
Ovvero, applicare una corretta politica di employer branding.
martedì 10 aprile 2007
Introduzione al concetto di employer branding
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