venerdì 24 aprile 2009

Google: gli effetti della crisi sul miglior posto nel quale lavorare.

I venti della crisi economica che stiamo sperimentando alla fine sono arrivati anche a Google. Il motore di ricerca, fino ad ora rimasto lontano dai problemi che hanno investito l'economia americana e, più in generale, le aziende dell'ICT, ha dato segni di sofferenza come le aziende concorrenti nelle ultime settimane. Per la prima volta dalla sua fondazione, il futuro della società di Mountain View non appare troppo roseo e il mito dell'isola felice comincia quantomeno a vacillare. I vertici del colosso web hanno annunciato una serie di tagli che avranno effetti sul personale e sui progetti: anzitutto sostanziosi ridimensionamenti tra i circa diecimila collaboratori a contratto che lo stesso fondatore Segey Brin ha definito troppi ma anche 200 dipendenti che lavorano nel comparto marketing e vendite, metà concentrati negli Stati Uniti e metà sparsi nelle sedi estere.

Il vicepresidente delegato alle vendite di Google Omid Kordestani ha ammesso che la crescita del motore di ricerca e delle sue varie attività parallele non è stata sempre incanalata nei giusti binari, generando inutili duplicazioni che hanno provocato lo spreco di risorse. Al tempo stesso, con pragmatismo tutto americano, Kordestani ha lasciato il suo posto per un nuovo incarico interno come senior adviser al CEO Eric Smith e ai fondatori nell'ambito del quale sarà chiamato a individuare nuove opportunità e forme di business per Google. Va ricordato a tale proposito che è stato proprio Kordestani a creare per Google quel fantastico modello di business che si è dimostrato AdWords, basato su esperienze già sperimentate di keyword search advertising. Comunque è proprio dall'advertising che la crisi si fa sentire anche in Google. Gli ultimi dati trimestrali annunciati agli analisti qualche giorno fa riportano un'andamento dei ricavi in flessione del 3 per cento rispetto nel primo trimestre 2009 rispetto al trimestre precedente. Una flessione impercettibile se paragonata con andamenti di gruppi attivi nei media tradizionali (basti pensare al NY Times) ma comunque significativo anche per il colosso di Mountain View.

In tempi di crisi acuta le risorse vengono destinate con molta più parsimonia e i "rami secchi", ovvero non più produttivi, devono essere tagliati. Quindi, dalla caffetteria alle pubbliche relazioni, passando per gli autisti, i contratti a tempo determinato rappresentano un terzo della forza lavoro presso il Googleplex, la sede centrale del motore di ricerca in California. Dalle notizie emerse pare che molti di questi contratti non verranno più rinnovati, anche se da Mountain View si affrettano a precisare che le assunzioni presso l'azienda proseguiranno, solo con ritmi meno forsennati del solito: negli ultimi due anni infatti il numero di dipendenti è quasi raddoppiato, passando dalle circa undicimila unità del 2006 alle attuali ventimila. I tagli al personale non sono però l'unico problema per Big G. Una delle particolarità del motore di ricerca sono da sempre i suoi progetti "alternativi", nati dalla mente dei dipendenti durante il famoso "20 percent time", ovvero il giorno alla settimana che il motore concede per lavorare a nuove idee o per migliorare quelle esistenti. Un altro segno della crisi è proprio l'approccio nei confronti di questi progetti, due dei quali sono stati chiusi negli ultimi giorni. Prima Lively, la mai troppo apprezzata risposta di Google agli universi 3D come Second Life, e poi SearchMash, un motore di ricerca usato per varie sperimentazioni, sono stati chiusi uno dopo l'altro con non poca sorpresa da parte dei navigatori. La spiegazione dietro alla chiusura di Lively, lanciato solo pochi mesi fa, è stata la necessità da parte dell'azienda di concentrare le risorse sulle attività principali, ovvero quelle più redditizie.

Licenziamenti, chiusure e ridimensionamenti: parole sconosciute nella filosofia del motore di ricerca di fronte alla crisi. La società "in cui tutti vorrebbero lavorare", come Forbes la definiva già nel 2007 e poi anche nel 2008 deve adesso affrontare la prova più dura e dimostrare di poter essere sempre un'isola felice, anche in tempi di recessione.

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