giovedì 16 aprile 2009

Crisi e valore del capitale umano.

Proprio ieri mentre scrivevo circa gli effetti della crisi sulle politiche di employer branding in generale e più in dettaglio sui rischi che una politica di riduzione della forza lavoro dovuta al ridimensionamento delle attività aziendali conseguenti al rallentamento dell'economia mondiale, leggo con interesse un articolo sul tema pubblicato da Il Sole 24 Ore che vi segnalo:


"Il personale ritorna strategico
Dopoi tagli le aziende adesso fanno leva sulle risorse umane per la crescita. Di fronte alla crisi, proprio nel momento in cui si mette in pratica il blocco delle assunzioni o si ricorre alla cassaintegrazione, le aziende riscoprono il valore del capitale umano.

È il dato, aprima vista contraddittorio, che emerge dalla ricerca "Anticipare la ripresa", effettuata dalla società di consulenza Mading in collaborazione con l’Aidp (Associazione
direttori del personale) Lombardia, che ha coinvolto un panel rappresentativo di 40 imprese di tutti i settori - per un totale di 380 mila dipendenti impiegati in Italia e all’estero - nel tentativo di inquadrare l’impatto della recessione e le
strategie adottate per uscirne il prima possibile.
Più del 25 per cento delle aziende che percepiscono la crisi (pari al 72,5 per cento del campione) alla domanda secca "chi vi aiuta?" risponde "il personale". Al primo posto del podio salgono gli ammortizzatori sociali, considerati
dal 30 per cento delle imprese l’argine fondamentale di fronte alle scosse del mercato, quindi vengono le risorse umane e infine - e tristemente - più di un quinto degli intervistati dichiara di non sentirsi aiutato da nessuno. Con le azioni della politica locale, nazionale e i decreti anti-crisi del Governo che raccolgono percentuali tra lo zero e il 3 per cento. Le imprese si sentono sole e fanno muro. E anche tra chi la crisi non la percepisce, il personale è giudicato, con la clientela, la risorsa principale su cui scommettere in periodi negativi.
Allo stesso tempo la metà delle imprese in difficoltà - il 50% ha registrato cali del fatturato tra il 15 e il 20% e oltre il
20% - attuerebbe o ha attuato il blocco delle assunzioni, il 30 per cento la cassa integrazione.
Mentre il 15% ha avviato campagne di rassicurazione e motivazione dei dipendenti, affidate nella maggioranza dei
casi direttamente al top management. Anche nella gestione delle risorse umane la crisi mostra la sua doppia faccia.
«C’è un abbassamento degli occupati, certo - spiega Enrico Cazzulani, presidente del gruppo lombardo dell’Aidp -,
ma non un taglio indiscriminato. In questa fase le aziende fanno quadrato, cercano di individuare le risorse "critiche", di mantenere continuità nelle campagne di formazione e di sviluppo del mercato esterno, sostenendo le aree dell’innovazione e del marketing del prodotto. Spesso nelle fasi di riorganizzazione possono emergere dinamiche sane e collaborative».
Nell’ambito dello sviluppo di fasce protette di dipendenti, più del 70% delle imprese, che stiano soffrendo o meno,
sceglie di puntare su gruppi ristretti di "talenti".
Tra le aziende in crisi più di un quarto scommette sui giovani e quasi il 20% sul potenziamento dell’area commerciale. Non a caso tra le strategie di rilancio più gettonate, dopo la contrazione dei costi (50%) e lo snellimento e la semplificazione dei processi produttivi (45%), c’è il lancio di nuovi prodotti (40 per cento delle risposte). «In questo momento è prevedibile che gli investimenti si concentrino nel settore commerciale, nella ricerca e sviluppo e nell’assunzione mirata di fasce di tecnici altamente specializzati», osserva l’amministratore di Mading Umberto Frigelli. «È una fase ostacolata, sì, ma non siamo in apnea, non si è bloccato il mondo–ribadisce Cazzulani –, qualche boccata d’ossigeno arriva».
Può già succedere che proprio a un tecnico specializzato vengano chieste ore di straordinari, mentre altri dipendenti
sono in cassa integrazione. Per chi ha le competenze chiave ed è già inserito all’interno dell’organizzazione aziendale si aprono nuovi spazi, mentre si alza il livello della competizione tra chi è ancora fuori dal mercato del lavoro. A voler pensare positivo il mantra che riecheggia è sempre lo stesso: «la crisi farà pulizia».
Il 10% delle aziende che finora non hanno risentito del terremoto prevede di iniziare a soffrire nel corso del 2009,
mail 35% di quelle che lo stanno affrontando, giorno dopo giorno, prevede la ripresa entro il giugno del 2010.
E allora si cerca di immaginare gli scenari futuri. Stefano De Marchi, direttore del personale del gruppo Fres.
Co. è ottimista: «Ora tutti riprendono i remi in barca,focalizzandosi su due punti fondamentali: la qualità del prodotto e il cliente. Per i giovani che sono in azienda, che non hanno visto le crisi della fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta, questo è un momento formativo molto importante. Ne nasceranno paradigmi e approcci completamente diversi. Per chi è fuori mercato ci sarà un processo selettivo molto più duro. Ma proprio ora, se i selezionatori fanno
bene il loro mestiere, le aziende possono offrire ai giovani di talento buone opportunità, perché l’attenzione per l’inserimento è molto alta. È il momento di investimenti centellinati, soprattutto per le piccole aziende.Ma sicuramente quest’anno la formazione è il capitolo di spesa che non può essere tagliato. Bisogna spendere bene
e dire addio ai "corsifici", ma le politiche efficaci verranno rafforzate»."
Il personale ritorna strategico di Giovanna Faggionato, Il Sole 24 Ore, 15 aprile 2008, pag. 29

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