mercoledì 15 ottobre 2008

La crisi esalta il valore dei talenti.

Secondo un interessante articolo pubblicato oggi su Il Sole 24 Ore e che vi riporto di seguito per comodità e facilità di lettura, il calo dei fatturati spinge le aziende a sviluppare la centralità delle competenze e per i direttori del personale crescerà la richiesta di dipendenti dotati di leadership e attitudine al rischio.

"Forse questa sarà la prima volta che, almeno in Italia, le imprese decideranno di scommettere realmente sui talenti. A innescare il cambio di rotta l’emergenza sui mercati finanziari e il rischio di ripercussioni anche sull’economia reale. Investimenti rivisti al ribasso, taglio del personale, calo della domanda e maggiore concorrenza internazionale costringeranno infatti piccole e grandi aziende ad abbandonare la centralità del brand Italia come strategia esclusiva di mercato e a scommettere con maggior determinazione sulla creatività del proprio capitale umano.
Soprattutto sulla capacità dei dipendenti di innescare cicli progettuali inediti e convertibili a breve e medio termine in occasioni concrete di business. Ne è convinto Roberto Savini Zangrandi, presidente nazionale dell’Aidp, l’associazione italiana che riunisce i direttori del personale, formatori, esperti di organizzazione, gestione e sviluppo delle risorse umane, nonché direttore del personale del Consorzio per il Sistema informativo piemontese: «In Italia - premette - si fa una gran confusione sul concetto di talento. Noi definiamo talentuose quelle persone che sanno fare la differenza, grazie a un mix di leadership, fantasia e attitudine al rischio. Di gente del genere - continua - le imprese hanno un costante bisogno, ma in special modo oggi, in una situazione complicata come quella verso cui stiamo andando incontro».

Evidente che il 2009 sarà un anno difficile per tutti ma, come si dice, di necessità virtù. Almeno questo è il messaggio, e il consiglio, che Savini si sente di mandare al tessuto produttivo italiano: «Le aziende effettueranno licenziamenti, si vedranno ridimensionare i finanziamenti dagli istituti di credito e si assisterà a una riduzione dei player che potranno permettersi di investire in maniera massiccia nella componente umana di alto profilo. Ci troveremo quindi in una situazione in cui aumenterà la disponibilità sulmercato di persone talentuose a prezzi però inferiori rispetto al passato. Si apriranno quindi maggiori occasioni per le realtà disposte a scommettere sulla carica energetica che questi individui sono in grado di fornire».

La sfida, soprattutto per le piccole e medie aziende, potrebbe però essere anche quella di trovare al proprio interno quei talenti nascosti che per esprimersi avrebbero solo bisogno di essere riconosciuti come tali e accompagnati in un percorso di crescita e costruzione di nuove professionalità. Formazione accademica, tutoraggio aziendale e autoapprendimento on the job in un contesto ispirato al lifelong learning la ricetta per quegli imprenditori che non possono accedere al mercato del lavoro dei talenti a causa delle esigue risorse economiche.

«Fino ad oggi - spiega Giustiniano La Vecchia, managing director di EdòGroup, altra realtà che si occupa di human resources - le imprese non si sono mai preoccupate dell’importanza delle risorse umane d’eccellenza. La gestione dei talenti in sé non è un affare poi così complicato, più complesso è invece inculcare alle aziende la voglia di investire sulle persone, anche perché tali investimenti devono poi trasformarsi in progetti concreti. Bisogna in altre parole operare un trasferimento dalla centralità del brand al vero valore su cui può contare oggi chi produce, vale a dire le persone. Ogni dipendente deve avere la chiara certezza che qualcuno crede e sta investendo su di lui. Larealtà è però diversa: in molti casi nelle aziende non esiste una figura indispensabile come quella di un mentore che affianchi nei primi 18 mesi chi entra nel mondo del lavoro».

Non ci sono alternative, la strada obbligata è affrontare la recessione e giocare d’attacco: «Non dimentichiamo che in Italia - conclude La Vecchia - con tutti i problemi connessi alla formazione, possiamo contare su scuole e università estremamente valide e abbiamo a disposizione tanti talenti che aspettano solo di essere valorizzati, basta la volontà di intervenire sulle risorse umane in maniera qualitativa e non quantitativa».

É quello che sta chiedendo il mercato globale e, da questo punto di vista, forse la crisi mondiale del credito potrà contribuire a dare uno scossone nella direzione giusta".
La crisi esalta il valore dei talenti di Massimiliano Del Barba
su Il Sole 24 Ore del 15 ottobre 2008, pag. 31

1 commento:

Anonimo ha detto...

Speriamo!
Finalmente qualcuno che parla di attenzione ai talenti, ma le aziende se ne rendono conto o no?
Bea 84