mercoledì 27 febbraio 2008

Dalla Ford employer branding al contrario: sei preparato e qualificato? Allora il tuo futuro è altrove.

'200La Ford, l'azienda automobilistica americana fondata nel 1903 da Herny Ford, sta affrontando in questi giorni la sua campagna di marketing più difficile. Incentivi, brochure, dvd e super offerte che l'azienda spera siano considerate appetibili. Tutto normale nella quotidiana competizione tra case automobilistiche senonchè quello che l'azienda di Detroit spera di mettere sul mercato non sono automobili, ma i propri dipendenti.

Il progetto in questione si chiama "Connecting With Your Future" e riguarda i 54 mila dipendenti tra i quali il gigante automobilistico spera di trovare le 8 mila unità delle quali desidera disfarsi. E non si tratta, contrariamente a quanto si potrebbe in un primo momento pensare, di un'azione che ha come target il personale meno qualificato. Tutt'altro. Maggiore è la specializzazione e l'anzianità aziendale maggiore è il desiderio dell'azienda di offrire al proprio collaboratore un futuro lontano da Ford.
Può sembrare paradossale ma non lo è. L'obiettivo è sostituire forza lavoro che costa attualmente 28 dollari l'ora con nuova forza lavoro he ne costerebbe solo 14.
Per raggiungere l'obiettivo di diminuire la propria forza lavoro di 8 mila unità la Ford ha messo in moto un meccanismo incredibile, offrendo ogni sorta di incentivi con buonuscite che vanno dai 100 mila dollari per i più giovani ai 140 mila dollari per le persone con maggiore anzianità aziendale, offrendo il pagamento delle rette universitarie per un importo fino a 15 mila dollari l'anno, più la metà del salario e l'assistenza sanitaria a chi vuole riqulificarsi con un corso universitario e di conseguenza trovare poi posto altrove e organizzando anche negli impianti produttivi dei Job Fair alla luce del motto "Collegati con il tuo futuro" e agevolando finanziariamente chi avesse un progetto per mettersi in proprio.
Tutto questo è il risultato di 15 miliardi di dollari di perdite che il gigante di Detroit ha registrato negli ultimi due anni, soffrendo, come le altre due case automobilistiche americane, la GM e la Chrysler, dell'agguerrita concorrenza delle case automobilistiche giapponesi, Toyota in primis.
Tutte assieme letre case automobilistiche hanno già tagliato oltre 80 mila posti di lavoro dal 2006 e altri tagli sono in previsione per raggiungere l'obiettivo di una forza lavoro più giovane e proprio per questo meno retribuita.
Una volta Ford era distintivo di sicurezza, oggi lo è di precarietà come afferma in una intervista rilasciata a The New Yor Times Jerry Thomas, 37 anni da 12 alla Ford che aggiunge "sto seriamente pensando di lasciare l'azienda e accettare la proposta, anche se dopo tanti anni è difficile. La cosa che mi spinge a farlo è l'incertezza verso il futuro. Non sappiamo quale sarà il futuro della Ford".
Ovviamente non tutti i lavoratori sono d'accordo con questa impostazione e l'approccio dell'azienda, pur accettato dai sindacati, sta provocando dei grandi dibattiti tra i dipendenti.
A noi quello che preme sottolineare è che questa politica risulta particolarmente beffarda in un'azienda nella quale agli inizi del '900 il suo fondatore Henry Ford aveva portato la paga giornaliera di tutti operai della sua fabbrica a 5 dollari, quasi il doppio di quella comunemente percepita dagli altri lavoratori dell'epoca, affermando che "se riduci le paghe, riduci soltanto il numero dei tuoi clienti". All’inizio degli anni Venti scrisse: “le nostre stesse vendite dipendono in una certa misura dai salari che noi paghiamo. Se ci è possibile distribuire alti salari, sarà tanto denaro che verrà messo in circolazione, ed esso gioverà a rendere più prosperi negozianti, intermediari, imprenditori e operai di altri rami industriali, sì che le loro buone condizioni trovino un riflesso sullo smercio dei nostri prodotti". Nell'era post fordista anche questo approccio si è perso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

trovo scandaloso il comportamento della ford. ma anche quello che succede da noi in italia dovrebbe preoccuparci. ieri sono stati presentati qui a catania i risultati dell'indagine sui laureati italiani da Almalaurea. il dato più preoccupante è che gli stipendi sono in calo sempre di più. le aziende cercano di ridurre sempre più il salario d'ingresso, che va dai 900 ai 1200 euro al mese. senza parlare della precarietà e dei contratti a tempo. non trovo giusto che i giovani guadagnino meno di quanto guadagnavano i genitori alla nostra età. e non ne faccio solo una questione economica, ma anche sociale. come si fa con queste retribuzioni e con questa precarietà a mettere su famiglia e a dare un futuro ai figli. qui è in gioco la dignita delle persone e il futuro di tutta una generazione.