giovedì 31 gennaio 2008

Eccellenza e talento: le ricette per il rilancio del sistema Italia.

Prendo spunto da un'interessante contributo di Giuseppe Recchi, Presidente&CEO GE South East Europe, pubblicato oggi su Il Sole 24 Ore ("Il mondo ci guarda ma siamo meglio della nostra immagine", pag.1 e 14), nel quale si analizza il sistema Paese e la sua attrattività attraverso le eccellenze e il talento del nostro capitale umano.

Nell'articolo Recchi sottolinea come oggi i Paesi concorrano per la global capital allocation, l'attrazione dei capitali globali necessari per finanziare la crescita, infatti "Se un tempo il principale fattore di attrazione era la dimensione del mercato, oggi le imprese cercano luoghi dove creare valore acquisendo know how ed esperienza".

Questo, continua Recchi "vale sia per il settore manifatturiero che per quello dei servizi la sfida per l'Italia dunque è come giocare le sue carte vincenti quale fornitore di eccellenza, come luogo del produrre e come bacino di talenti", passando poi ad elencare esempi ed esperienze di imprese straniere che in Italia hanno investito in questo senso, come la General Electric di cui è presidente e CEO che oltre ad essere presente nel nostro Paese con tutte le sue divisioni finanziarie e industriali ha a Firenze un centro di eccellenza che produce turbine, leader mondiale nelle tecnologie di compressione del petrolio e del gas, grazie alle straordinarie competenze tecniche e ingegneristiche altamente qualificate che caratterizzano il sistema Italia.

Altro esempio è la Motorola che in Piemonte grazie ad un accordo con il Politecnico di Torino ha un laboratorio di ricerca così come a Milano, sia la Cisco che l'Ibm sono esempi nei quali "le competenze tecniche locali sono utilizzate dai campioni stranieri per soddisfare una domanda globale articolata e complessa".

Accanto a queste osservazioni però Recchi pone l'accento anche sui limiti e gli ostacoli che limitano l'attività di impresa nel nostro Paese, mettendo in guardia contro un immobilismo che rallenta sia la crescita che gli investimenti. Da questo punto di vista secondo Recchi occorre prendere spunto dalle best practice internazionali, uscire dall'immobilismo che caratterizza il nostro sistema, investire nella cuiltura del cambiamento per riuscire ad attrarre nel nostro territorio quegli investimenti che permettano di sviluppare e utilizzare appieno la risorsa più pregiata che abbiamo, il capitale umano, con la sua creatività e le sue competenze. "Se vogliamo conquistare una fetta maggiore del crescente flusso di investimenti mondiali è necessario agire rapidamente. Ancora una volta, stando fermi, rischiamo di scomparire" conclude Recchi.

Peccato, aggiungiamo noi, che in Italia quando si tratta di attuare una politica di attrazione degli investimenti oltre a fiumi di parole, la cosa più evidente che si sia riusciti a fare è solo cambiare il nome di un'agenzia nazionale, la ex Sviluppo Italia, ora pomposamente rinominata Agenzia Nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa che, senza nulla togliere al buon Domenico Arcuni che sta tentando di rilanciarne le attività, non si è mai distinta ne per dinamismo ne per competenze professionali.

Nessun commento: